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giovedì 13 novembre 2008

All'ultimo minuto!

Ultimamente, quante partite si sono decise negli ultimi minuti?

(la famosa "zona Cesarini", dal nome di un calciatore che
segnava spesso all'ultimo momento).

Le statistiche ci indicano che le reti messe a segno negli ultimi
minuti di gioco sono piuttosto frequenti, sia nel secondo
che nel primo tempo.

Come mai?

Scelte tattiche? A volte può essere una causa: la squadra rischia il
tutto per tutto, per rimontare uno svantaggio.

Ma se stanno pareggiando come si spiega?

Stanchezza? solo in parte.

In realtà la vera ragione è il calo di concentrazione:
le reti di questo tipo nascono molto spesso da distrazioni
dei difensori, sia su azione che su calcio piazzato.

Che cosa provoca il calo di concentrazione?

Semplicemente lo spostamento temporale
dell'energia mentale.

In altre parole, capita che negli ultimi minuti
"la testa sia già nello spogliatoio".

Ancora più pericoloso è quando, trovandosi in vantaggio,
gli atleti spostano l'attenzione al futuro, pensando alla
sodddisfazione di aver già vinto.

Il rischio è quello di farsi pareggiare, anche perché
a quel punto si scatena un altro meccanismo:
l'energia mentale si sposta al passato,
consumandosi nel rimpianto del vantaggio.

Questo è il modo migliore per farsi segnare ancora.

Tre esempi famosi:

finale di Champions League del 1999,
Bayern Monaco-Manchester United,
il Bayern Monaco al 90' conduceva per 1-0;
nell'arco di due minuti, prima si
fece pareggiare e poi passò in svantaggio,
perdendo la coppa per 2-1;

il pareggio all'ultimo minuto della Francia con l'Italia,
all'Europeo del 2000.

Il meccanismo è sempre quello
che impedì all'Italia di giocarsi alla pari i supplementari,
subendo ben presto il golden gol:

1) spostamento (inconsapevole) dell'energia mentale al futuro
(coppa, festeggiamenti)
2) pareggio
3) spostamento dell'energia al passato (rimpianto del vantaggio)
4) blocco emotivo


la finale di Champions Milan-Liverpool, con la squadra italiana
da 3-0 alla sconfitta.

Esiste un rimedio?

Certamente: è uno dei segreti dei più grandi campioni,
che riescono a farlo inconsapevolmente.

Si tratta di imparare, con specifici esercizi, a dirigere
costantemente l'energia mentale sul "qui e ora".

Alla prossima
Enrico Masini
Specialista Alte Prestazioni Sportive


lunedì 14 luglio 2008

La testa nel pallone: la lotteria dei rigori


Molti considerano il calcio di rigore un gesto " più emozionale che tecnico ", dall’esito necessariamente incerto, la famosa " lotteria dei rigori ".

Bizzarra la decisione di alcuni: fare a meno di allenarsi a tirare i rigori " perché in partita è diverso ".

La decisione è bizzarra perché nei momenti di stress, quando siamo sottoposti a forti tensioni, riusciamo a fare bene solo quello che sappiamo fare particolarmente bene, ciò che ci viene AUTOMATICAMENTE: è un buon motivo per allenarsi molto con i rigori, fino a segnarli anche a occhi chiusi!

E’ poi evidente che in alcuni manca ancora la consapevolezza di poter allenare le abilità emotive così come si allenano quelle tecnico-fisiche.

Proprio oggi ho letto la spiegazione di un famoso allenatore: " E' solo questione di nervi e testa, due fattori impossibili da allenare ... ".

Mica tanto: nervi e testa si possono allenare, eccome!

Posso affermare che i calciatori con i quali ho 

il piacere di collaborare (dalla serie C alla serie A) 
i rigori li hanno sempre segnati, anche nelle 
competizioni internazionali più importanti.



mercoledì 7 maggio 2008

Calcio ad alta tensione

Il 64% dei calciatori professionisti soffre di ansia e stress.

Risulta da un’indagine realizzata da Eta Meta Research, che ha
coinvolto 124 giocatori
(40% serie A, 54% di serie B e 6% di serie C).

Le cause:
per il 40% è soprattutto la tensione psicologica;
il 30% parla di paura di deludere le aspettative, mentre il 25%
vive costantemente il timore di infortunarsi.

Per il 20% tutto deriva dalla fatica fisica legata al calendario,
sempre più impegnativo.

Il 17,55% segnala invece le continue critiche e pressioni che arrivano dai media.

Fin qui il sondaggio (il sondaggio completo si trova su www.etameta.com).

Questo carico di stress come si riflette sul rendimento in campo?

Solitamente le tensioni si manifestano con rigidità muscolare, batticuore,
respiro affannoso, senso come di oppressione.

Tutto questo porta a difficoltà di concentrazione e quindi fiacchezza,
indecisione, distrazioni, incapacità di scatto, di anticipo, di inserimento,
senso di impotenza…

E’ facile comprendere perché le punte del triangolo vincente sono tre:
preparazione atletica, preparazione tecnico-tattica e preparazione emozionale.